S. Antonio a Orgnese: capitello benedetto, legame che dura

Benedizione del capitello di Sant’Antonio a Orgnese Nella nostra piccola comunità, sono proprio i piccoli gesti a contare davvero e ad assumere un significato profondo: un semplice campanile, un piccolo capitello come il nostro, o anche solo un angolo della nostra campagna che custodisce tanti ricordi, magari legati alle fatiche e alla vita contadina di un tempo… questi luoghi apparentemente umili hanno in realtà un valore immenso per tutti noi. Sono come dei punti fermi che ci legano al passato e alle nostre radici. Una cosa che ci colpisce sempre è che ci sono tante persone, che magari non vanno spesso in chiesa, non praticano nel modo tradizionale, eppure hanno una fede sincera, a modo loro. È una fede che si manifesta nella vita di tutti i giorni. Per questo, vedere un capitello di campagna mantenuto con cura e in ordine è un segno bellissimo! Ci fa capire subito che dietro c’è il cuore di tante persone che ci tengono davvero, che dedicano il loro tempo prezioso e gratuito a qualcosa che sentono importante. È un gesto di cura che parla da sé. Alcune immagini della Benedizione di sabato 14 giugno, alle ore 11; a seguire un momento conviviale presso il Circolo Ricreativo Orgnese. La comunità di Orgnese
Street Boys’ Project · Associazione WORK

La vostra generosità si moltiplica Durante la Quaresima, le nostre comunità hanno dimostrato ancora una volta un grande cuore. Ringraziamo per le vostre donazioni a favore dell’associazione WORK destinate ai progetti in Kenya. Una parte di questi fondi è arrivata dalle tradizionali elemosine quaresimali, mentre altre donazioni sono state fatte in memoria dei nostri cari defunti… a testimonianza che la vostra generosità è andata oltre ogni aspettativa. Grazie! «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Matteo 25,40 L’associazione WORK, grazie alle donazioni da anni supporta numerosi progetti. Recentemente ha avviato lo “Street Boys’ Project” che presentiamo di seguito. Street Boys’ Project Accogliere gli ultimi: la buona novella di una seconda opportunità Una nuova vita lontano dalla strada Sei mesi fa, abbiamo avuto il piacere di ritrovare il nostro gruppo di ragazzi di strada. Li avevamo visti l’ultima volta quando erano arrivati in cerca di aiuto a casa della nostra collega, Eunice Rapando. Erano stati abbandonati e maltrattati, costretti a vivere in strada, vestiti di stracci, affamati e senza nulla. Grazie alla generosità dei nostri donatori, siamo riusciti a dare a Eunice i fondi necessari per farli ripartire. Li ha vestiti, ha comprato materassi e coperte, e ha provveduto al cibo per i mesi successivi. Ma la vera svolta è stata quando Eunice ha offerto loro un rifugio in campagna, in una sua proprietà lontana dal caos di Kakamega. Un Rifugio Trasformato in Fattoria Questo luogo è un’ampia area recintata, gestita come una piccola fattoria da un giovane che vive lì. La casa è semplice, con tre stanze che fungono da soggiorno, cucina e dormitorio, mentre bagni e lavanderia si trovano in un edificio separato. L’ambiente è sereno, e i ragazzi si sono adattati subito. Non lontano da lì c’è una scuola elementare che frequentano tutti i giorni. La maggior parte di loro è in sesta, il che significa che hanno ancora un paio d’anni per decidere il loro futuro. Gli insegnanti sono contenti dei loro progressi. Quando tornano a casa, ognuno ha dei compiti: pulire, cucinare, o aiutare con i lavori all’aperto, come zappare l’orto o occuparsi degli animali. Questo è un ambiente ideale per loro, molto diverso dalla vita precaria che vivevano per le strade di Kakamega, dove ogni giorno era una lotta per la sopravvivenza. Crescere e Imparare La fattoria è piena di vita: tre mucche, maiali (un verro, tre scrofe e tanti maialini), galline, oche e, su richiesta dei ragazzi, anche dei conigli. Non mancano i cani da guardia. Raphael, uno dei figli di Eunice, si è affezionato molto ai ragazzi e passa spesso del tempo con loro, aiutandoli a sentirsi una vera famiglia. Gli ho chiesto di spronarli a cogliere al massimo questa opportunità. Noi possiamo aiutarli a trovare i fondi per i vestiti, il cibo e un alloggio, e in futuro anche per l’istruzione e la formazione professionale. Ma la responsabilità finale è loro. Devono imparare a crescere, a diventare indipendenti e a sfruttare al meglio questa chance che la vita gli ha offerto, un’opportunità che le loro difficili storie familiari gli avevano negato. Alcune foto… Mary-Jane e don Adrian «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa». Isaia 43,18-19 Web site: www.work-kenya.org Charity Number: 1119959 Per informazioni a Fanna e Cavasso rivolgersi a don Adrian Toffolo #WORKKenya, #Beneficenza, #Solidarietà, #Africa, #Kenya, #Kenyarurale, #Aiutiumanitari, #Bambini, #Orfani, #Donne, #Vedove, #fareladifferenza, #insiemepossiamo, #donazione, #sostienici, #UnPiccoloGesto, #Solidarietà, #CondividiIlBene, #UnMondoMigliore, #StreetBoys’Project
Intrecci di fede: voci e preghiere all’unisono nei Rosari di maggio

Il Rosario, un filo che unisce Da secoli, il rosario è molto più di una semplice preghiera. È un filo che unisce generazioni di fedeli in preghiera e in comunità, un incontro spirituale che accompagna nella devozione alla Vergine Maria. Oggi il rosario continua a riunire le persone: è un simbolo di una tradizione che si rinnova e rafforza il senso di appartenenza. Il Capitello tra via Paiani e i Cecchini Ogni mercoledì sera alle 20, un rosario molto sentito ha unito gli abitanti del quartiere e altri devoti presso il capitello tra via Paiani e i Boscarini. Questo luogo di culto, dedicato alla Regina della Pace, è curato con devozione da anni. Le preghiere sono un momento di raccoglimento per tutti i defunti, in particolare per la signora Carla, che per lungo tempo ha mantenuto il capitello con grande cura e dedizione. La Chiesetta di San Silvestro Nella chiesetta di San Silvestro si mantiene viva la tradizione del rosario, recitato ogni lunedì sera alle 20.30. Qui, una statua della Madonna di Lourdes accoglie i fedeli. La comunità ha riscoperto il valore di questi incontri, come dimostrato dal successo di una recente messa, che ha coinvolto i presenti in un’atmosfera intima ed emozionante. Il Rosario in Chiesa a Fanna A Fanna, la recita del rosario è un momento di profonda devozione che ha unito la comunità. Questa “famiglia” del rosario si ritrova per un’esperienza di dolcezza e apprendimento, l’uno dall’altro… Gli anziani, che tramandano la loro fede e la tradizione di un rosario personalizzato, reso speciale da ogni singolo partecipante. Orgnese, la preghiera del rosario non si ferma Anche a maggio, a Orgnese, un gruppo di fedeli si è riunito con assiduità per recitare il rosario. Sotto la protezione della Madonna, queste persone hanno continuato a pregare insieme, unendo le loro voci in un momento di devozione e spiritualità. I bambini del catechismo in Chiesa a Cavasso Su richiesta di alcuni bambini, sette o otto anni fa è nata una nuova iniziativa: recitare il rosario durante l’ora di catechismo. I bambini, incuriositi dalla devozione degli adulti, hanno chiesto di partecipare a loro volta. Da allora, ogni anno i gruppi del catechismo si riuniscono in chiesa con altri fedeli. L’esperienza, sospesa solo durante l’anno del Covid, si è rivelata un successo: i bambini sono entusiasti, attenti e partecipativi. Un’iniziativa che avvicina i più piccoli alla preghiera in modo spontaneo e sincero. Il Capitello de “La Madunuta” Per la chiusura del mese di maggio, la comunità si è ritrovata nel cortile delle famiglie Cisins e Martins, nei Paiani. L’evento, organizzato dal Sig. Ernesto e supportato dalla collaborazione del vicinato, ha visto la partecipazione di oltre trenta persone e di diversi sacerdoti. Il 31 maggio, dopo la recita del rosario presso il bellissimo capitello de “La Madunuta”, i partecipanti hanno condiviso una cena, un’occasione di convivialità e di belle chiacchierate. Una serata che ha unito le generazioni, con i giovani che hanno aiutato a tavola. Il Capitello tra via Paiani e i Cecchini Ogni mercoledì sera alle 20, un rosario molto sentito ha unito gli abitanti del quartiere e altri devoti presso il capitello tra via Paiani e i Boscarini. Questo luogo di culto, dedicato alla Regina della Pace, è curato con devozione da anni. Le preghiere sono un momento di raccoglimento per tutti i defunti, in particolare per la signora Carla, che per lungo tempo ha mantenuto il capitello con grande cura e dedizione. La Chiesetta di San Silvestro Nella chiesetta di San Silvestro si mantiene viva la tradizione del rosario, recitato ogni lunedì sera alle 20.30. Qui, una statua della Madonna di Lourdes accoglie i fedeli. La comunità ha riscoperto il valore di questi incontri, come dimostrato dal successo di una recente messa, che ha coinvolto i presenti in un’atmosfera intima ed emozionante. Il Rosario in Chiesa a Fanna A Fanna, la recita del rosario è un momento di profonda devozione che ha unito la comunità. Questa “famiglia” del rosario si ritrova per un’esperienza di dolcezza e apprendimento, l’uno dall’altro… Gli anziani, che tramandano la loro fede e la tradizione di un rosario personalizzato, reso speciale da ogni singolo partecipante. Orgnese, la preghiera del rosario non si ferma Anche a maggio, a Orgnese, un gruppo di fedeli si è riunito con assiduità per recitare il rosario. Sotto la protezione della Madonna, queste persone hanno continuato a pregare insieme, unendo le loro voci in un momento di devozione e spiritualità. I bambini del catechismo in Chiesa a Cavasso Su richiesta di alcuni bambini, sette o otto anni fa è nata una nuova iniziativa: recitare il rosario durante l’ora di catechismo. I bambini, incuriositi dalla devozione degli adulti, hanno chiesto di partecipare a loro volta. Da allora, ogni anno i gruppi del catechismo si riuniscono in chiesa con altri fedeli. L’esperienza, sospesa solo durante l’anno del Covid, si è rivelata un successo: i bambini sono entusiasti, attenti e partecipativi. Un’iniziativa che avvicina i più piccoli alla preghiera in modo spontaneo e sincero. Il Capitello de “La Madunuta” Per la chiusura del mese di maggio, la comunità si è ritrovata nel cortile delle famiglie Cisins e Martins, nei Paiani. L’evento, organizzato dal Sig. Ernesto e supportato dalla collaborazione del vicinato, ha visto la partecipazione di oltre trenta persone e di diversi sacerdoti. Il 31 maggio, dopo la recita del rosario presso il bellissimo capitello de “La Madunuta”, i partecipanti hanno condiviso una cena, un’occasione di convivialità e di belle chiacchierate. Una serata che ha unito le generazioni, con i giovani che hanno aiutato a tavola. Valeria, Rosy, Patrizia e Romolo, Ilva. Ringraziamo Elide Filippetto per le foto del Capitello de “La Madonuta”
La Via si fa Preghiera

Dal Santuario, lungo la Via di San Cristoforo Il nostro cammino ha avuto inizio in un luogo che è già un punto di arrivo: il Santuario di Madonna di Strada. Un crocevia benedetto, dove da secoli strade e vie si incontrano, portando i passi e le preghiere di innumerevoli pellegrini. Qui, anche un silenzio può farsi preghiera. Da questa strada maestra della fede, abbiamo intrapreso una tappa speciale: la Via di San Cristoforo. Non si è trattato solo di percorrere un sentiero tra i Magredi e il fiume Cellina, ma di un vero e proprio abbraccio alla Creazione. Ogni fiore selvatico sbocciato a lato del percorso ci ha riportato la bellezza delle piccole cose, ricordandoci che la meraviglia è ovunque. Questo cammino, parte del Cammino Giubilare della Concordia, è stato un invito a rallentare il passo, a riscoprire la lentezza che ci permette di sentire sempre più l’affidamento, passo dopo passo. È stata l’opportunità di purificare lo sguardo, di ritrovare quella fede semplice e profonda che dimora nei nostri cuori. Il vero incontro, però, si è rivelato nell’accoglienza e nella fraternità autentica delle comunità incontrate, ricordandoci che non siamo mai soli. Siamo un’unica Chiesa viva, che cammina insieme.In mezzo alla natura, abbiamo trovato una strada per ritrovare noi stessi, una rinascita che ci svela la vera direzione del nostro cuore. Una Via che ci Chiama… Ringraziamo Chiara Aviani per le informazioni e le foto Cammino San Cristoforo · Tappa 3
Comunità e memoria, con alpini e anziani a Cavasso

Un’adunata che unisce Santa Messa con gli Alpini di Cavasso Nuovo alla Casa di riposo Un momento speciale vissuto a Cavasso Nuovo, un esempio bellissimo di come la nostra comunità parrocchiale celebri insieme ai gruppi del paese.Nel mese di maggio, il Gruppo Alpini di Cavasso Nuovo si è riunito per la loro tradizionale adunata. Quest’anno, la Santa Messa è stata celebrata in un luogo davvero significativo: il cortile della casa di riposo. È stato commovente vedere tutti riunirsi lì per la celebrazione. Don Dario ha officiato la Messa, il coro di Cavasso con i suoi canti, e persino un’ospite della casa di riposo ha collaborato nelle letture della Santa Messa, un vero segno di unità e partecipazione. Un momento particolarmente toccante è stata la preghiera dell’Alpino, recitata con la musica in sottofondo della Filarmonica di Maniago. Dopo la Messa, tutti si sono spostati in corteo, con le vie addobbate a festa, fino a Piazza Plebiscito, dove hanno onorato i caduti con l’alzabandiera e la deposizione di una corona. Sono seguiti i discorsi delle autorità e in particolare del Capogruppo degli Alpini di Cavasso, Fulvio Zambon, che hanno sottolineato l’importanza della memoria e della solidarietà.Infine, tutti hanno concluso la giornata con un momento conviviale nella sede degli Alpini. È stato un bellissimo esempio di come la fede, la comunità e la memoria si uniscano. Un ringraziamento speciale va agli ospiti e ai collaboratori della Residenza “Le Betulle” per la loro accoglienza. Si ringrazia il Gruppo Alpini di Cavasso Nuovo per la collaborazione per i testi e le foto La Preghiera dell’Alpino Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai,su ogni balza delle Alpi ove la provvidenzaci ha posto a baluardo fedele delle nostrecontrade, noi, purificati dal doverepericolosamente compiuto,eleviamo l’animo a Te, o Signore, che proteggile nostre mamme, le nostre spose,i nostri figli e fratelli lontani, eci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi.Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi,salva noi, armati come siamo di fede e di amore.Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici dellatormenta, dall’impeto della valanga,fa che il nostro piede posi sicurosulle creste vertiginose, su le diritte pareti,oltre i crepacci insidiosi,rendi forti le nostre armi contro chiunqueminacci la nostra Patria, la nostra Bandiera,la nostra millenaria civiltà cristiana.E Tu, Madre di Dio, candida più della neve,Tu che hai conosciuto e raccoltoogni sofferenza e ogni sacrificiodi tutti gli Alpini caduti,tu che conosci e raccogli ogni anelitoe ogni speranzadi tutti gli Alpini vivi ed in armi,Tu benedici e sorridi ai nostri Battaglionie ai nostri Gruppi.Così sia.
Il segreto di Santa Rita per superare l’impossibile

Santuario di Madonna di Strada Il segreto di Santa Rita: trasformare il dolore in Amore Santa Rita: Sposa, Madre, Santa. La vita di Santa Rita da Cascia non è solo un inno alla pazienza e alla preghiera, ma un intreccio sorprendente di simboli, un percorso di tenacia che trasforma il dolore in forza e il sacrificio in un miracolo. A differenza di tante altre figure spirituali, la sua santità non sboccia in un eremo lontano dal mondo, ma nella complessità della vita quotidiana: come sposa, madre e poi, in tarda età, monaca agostiniana. La sua storia continua a infondere una speranza che non appassisce mai. Il profumo delle rose, il valore di un nome Una rosa per Santa Rita La Messa del 22 maggio per la festa di Santa Rita è sempre un momento speciale per me. Quest’anno, a Madonna di Strada, è stata davvero suggestiva, con le due parrocchie unite. Vedere tutte quelle persone con le rose in mano, pronte a farle benedire, mi ha toccata nel profondo. I nostri parroci, don Dario, don Alex, don Adrian e don Riccardo, hanno concelebrato e l’atmosfera era davvero intima. C’è stato un momento in particolare che non dimenticherò: una signora si è avvicinata e ha offerto ai sacerdoti delle rose bianche profumate. In quell’istante, mi è tornato in mente il miracolo di Santa Rita, quando, malata, chiese una rosa alla cugina. Il giardino era coperto di neve, ma la cugina, pur di esaudire quel desiderio, andò lo stesso e rimase sconcertata nel trovare un roseto fiorito. Per me, il 22 maggio è un giorno che mi ricorda la Santa degli impossibili, una donna che, nonostante una vita di sofferenze, ha superato ogni cosa grazie alla sua fede incrollabile. È questo il messaggio che mi porto nel cuore. Il valore di un nome Il mio nome, Rita, ha un valore grande per me, un legame che risale al giorno della mia nascita. Dopo il parto, mia mamma non stava bene, era in condizioni critiche, ma la sua fede era incrollabile. Si rivolse a Santa Rita con una preghiera: “Se salvi me e la mia bambina, ti prometto che verrò a ringraziarti”. Quando fu il momento di battezzarmi, il prete si rifiutò di chiamarmi solo Rita, perché diceva che non era un nome da santa; mio padre fu irremovibile: “O la chiami Rita, o non la battezzo”. Alla fine, trovarono un compromesso e mi diedero un secondo nome. Così, divenni Rita Anna. A ottant’anni, mia mamma e io siamo riuscite a mantenere quella promessa. Siamo andate insieme, solo noi due, a Cascia. È stata un’esperienza indimenticabile, unica. Lo spirito che ho respirato in quel santuario lo porto ancora con me e so che non potrò mai dimenticarlo. Rita Cavasso Santa Rita: una presenza inaspettata Il potere discreto di Santa Rita Il mio nome non ha un collegamento particolare con Santa Rita, ma in certi momenti della vita è come se lei si fosse fatta sentire in un modo unico e significativo. Sono successe delle cose inspiegabili, delle coincidenze che mi hanno spinto a riflettere. Non sono grandi miracoli, ma piccoli segni che mi hanno fatto sentire la sua presenza in modo inaspettato. Questo mi ha permesso di sentirla più vicina e di affidarmi a lei, non come a un’idea astratta, ma come a una figura che cammina al mio fianco, discreta e forte. Rita Fanna Un miracolo, una rosa… Cos’è impossibile? Questo passo è spesso associato a Santa Rita per la sua capacità di perdonare gli assassini del marito e di intercedere per la salvezza della loro anima: «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano». Matteo 5, 44
»AMATEVI« per una comunità che cura

Amare ed essere amato… Ha effetti profondi sulla salute fisica, emotiva e sulla qualità della vita, influenzando il nostro benessere e la nostra capacità di affrontare lo stress. L’amore genera benessere grazie alla produzione di endorfine, ossitocina e vasopressina, che favoriscono il rilassamento, riducono il dolore, stimolano la creatività e rafforzano il sistema immunitario. Essere amati contribuisce a una maggiore resilienza, una migliore capacità di affrontare le difficoltà e un senso di appartenenza. Effetti positivi sull’organismo Ansia e stress Riduzione dello stress e dell’ansia: L’amore, in particolare l’innamoramento, aumenta i livelli di endorfine, che agiscono come analgesici naturali e favoriscono il benessere generale. Resilienza Maggiore resilienza: L’amore aiuta a sopportare il dolore, sia fisico che emotivo, e ad affrontare meglio le sfide della vita. sistema immunitario Rafforzamento del sistema immunitario: L’amore e la vicinanza alle persone amate possono contribuire a una migliore salute fisica, rendendo il corpo più resistente alle malattie. Cuore Riduzione del rischio cardiovascolare: L’amore può avere un effetto protettivo sul cuore, riducendo il rischio di malattie cardiovascolari. Creatività e produttività Aumento della creatività e della produttività: L’amore può stimolare la mente e favorire un maggiore impegno nelle attività, aumentando la creatività e la produttività. Legami sociali Effetti positivi sull’emotività e sulla psiche: Aumento dell’autostima e della fiducia in sé. Sentirsi amati contribuisce a un’immagine positiva di sé, a una maggiore autostima e a una fiducia nelle proprie capacità. Empatia Maggiore empatia e capacità di comprendere gli altri: L’amore incondizionato favorisce la comprensione e la condivisione dei sentimenti altrui, sviluppando l’empatia. Appartenenza e connessione Senso di appartenenza e di connessione: L’amore permette di stabilire relazioni significative e di sentirsi parte di qualcosa di più grande, fornendo un senso di appartenenza. Legami sociali Rafforzamento dei legami sociali: L’amore è un fattore fondamentale per la costruzione di relazioni sane e durature, arricchendo la rete sociale e fornendo un supporto emotivo. Aumento della felicità e del benessere generale L’amore è un sentimento che nutre l’anima e contribuisce a una maggiore felicità e a un benessere psicologico generale. Amare ed essere amato sono elementi fondamentali per il benessere umano, con effetti positivi sulla salute fisica, emotiva e sulla qualità della vita. Questi sentimenti possono contribuire a una maggiore resilienza, a una migliore capacità di affrontare lo stress, a una maggiore autostima e a un senso di appartenenza. L’amore, in tutte le sue forme, arricchisce la nostra vita e ci permette di vivere in modo più pieno e appagante. don Alex NOTE BIBLIOGRAFICHE Il Gruppo Roche: Pubblicato 13 febbraio 2025; Chimica dell’amore: cosa accade nel cervello di un innamorato – ipsico Amare e sentirsi amati – Psicologi a Biella 5 set 2017 Cosa ci dice la psicologia sull’amore incondizionato? 30 giugno 2024 #amore cristiano, #comunità che cura, #comunità cristiana, # amore curativo, #accoglienza,
Il Papa che sognano i nostri giovani

Un Pontefice per il futuro Quando la fumata bianca si leva, il mondo si ferma per un attimo… un uomo, spesso inaspettato, assume una missione secolare, quella di guidare i cattolici di tutto il mondo. I nostri ragazzi del gruppo catechismo superiori hanno espresso il loro desiderio per un Papa che sia un vero pontefice, non solo di fede, ma di umanità. Sognano un riferimento di fede che sappia stare accanto ai bisognosi, che guidi con umiltà e compassione. Un Papa che sia portatore di verità, capace di affrontare le sfide più difficili con trasparenza e coraggio. Ma soprattutto, desiderano un comunicatore del cuore, che con parole semplici e profonde riesca a superare ogni barriera. Le loro parole riflettono un’aspettativa profonda e sincera: cercano una guida spirituale capace di unire e ispirare. I giovani e il Papa: un ponte tra cuore e verità Alle nostre domande, “Cosa mi aspetto dal nuovo Papa Leone XIV”, “Cosa mi piacerebbe che facesse”, “Quali sono le qualità importanti per un Papa”, riassumiamo le loro risposte: Un ponte tra il sacro e l’umano Si aspettano un Papa gentile e umile, qualcuno che sappia stare vicino ai bisognosi e che, con la sua vita, ispiri la comunità a professare il bene. Questa non è solo un’aspettativa, ma un desiderio di vedere la Chiesa incarnare l’essenza del servizio, una Chiesa che si sporca le mani e che non ha paura di toccare le ferite del mondo. Cercano un successore di Papa Francesco, che come lui abbia l’empatia e la capacità di entrare in relazione in modo autentico. Azioni indelebili e parole di verità Desiderano che questo nuovo Papa compia azioni significative, che lascino un segno indelebile. Non gesti puramente simbolici, ma atti concreti che possano muovere le coscienze e segnare un punto di svolta. E, soprattutto, si aspettano che sia un Papa che non abbia paura di dire la verità. Il desiderio è che il nuovo Pontefice sappia parlare bene, non in modo retorico, ma con la capacità di far capire il messaggio che vuole trasmettere. Non si tratta solo di pronunciare parole, ma di usarle come uno strumento per cambiare le idee sbagliate e per guidare le persone sulla retta via, con gentilezza e fermezza. Unità, apertura e umiltà Infine, sperano che questo Papa riesca a raggiungere il cuore non solo dei credenti, ma anche di chi è lontano dalla fede. La sua missione dovrebbe essere quella di avvicinare le persone, creando una comunità in cui si possa vivere bene insieme, imparando gli uni dagli altri. Le qualità che indicano sono quelle di un vero riferimento spirituale: apertura a tutto, umiltà e una ferma spontaneità. Queste virtù non solo rendono un Papa più umano, ma lo rendono capace di superare le barriere ideologiche e di comunicare in modo diretto. PAPA LEONE XIV E SANT’AGOSTINO
Sant’Agostino, la scoperta che la fede non è un confine, ma un orizzonte

Il legame profondo tra Papa Leone XIV e Sant’Agostino Il nuovo Papa, Robert Francis Prevost, è il primo Pontefice nella storia a provenire dall’Ordine di Sant’Agostino, un legame che ha plasmato in modo diretto e profondo la sua spiritualità. Nelle sue prime dichiarazioni, Papa Leone XIV si è definito “un figlio di Sant’Agostino”, sottolineando come gli insegnamenti del Dottore della Chiesa abbiano influenzato la sua formazione e la sua visione per il pontificato. L’eredità agostiniana si riflette chiaramente nei pilastri che guideranno il suo operato: la sinodalità, la dedizione e la comunione con il popolo. La Regola di Sant’Agostino, infatti, si basa su principi come l’amore per Dio e il prossimo, la povertà e l’obbedienza, valori che si traducono in una vita di comunità fondata sulla verità e la fraternità Agostino trovare la luce della fede nel labirinto della ragione Sant’Agostino d’Ippona, uno dei più grandi pensatori e teologi della storia, è una figura centrale non solo per la Chiesa, ma per l’intera cultura occidentale. Vissuto tra il 354 e il 430 d.C., questo Dottore della Chiesa ha lasciato un’eredità immensa attraverso le sue opere, in particolare le Confessioni e La città di Dio. La sua vita fu un cammino di ricerca spirituale, che lo portò da una giovinezza inquieta e lontana dalla fede a una profonda conversione. Le sue riflessioni sul rapporto tra fede e ragione, sul male e sul libero arbitrio, e sulla grazia divina continuano a essere studiate e a ispirare milioni di persone. La figura di Sant’Agostino rappresenta l’intellettuale che unisce una sete di conoscenza a una fede profonda, dimostrando come la filosofia e la teologia possano arricchirsi a vicenda. La sua influenza si estende dalla filosofia medievale fino ai giorni nostri, rendendolo un vero e proprio pilastro del pensiero cristiano. Maestro di Uttenheim, La conversione di Sant’Agostino/L’episodio del tolle et lege (da un altare a portelle con Storie di Sant’Agostino), 1455 circa, tempera e olio su tavola, Varna, Museo dell’Abbazia di Novacella Agostino, il filosofo che non smette di parlarci L’eredità di Agostino nel pensiero contemporaneo non è una semplice influenza, ma un modello teorico che continua a plasmare il nostro modo di percepire noi stessi e il mondo. Il suo pensiero non rimane confinato nei testi sacri o nelle cattedrali, ma risuona nelle pieghe più intime del nostro tempo. Il viaggio interiore: una mappa per la mente moderna 🧭 Agostino è stato un pioniere dell’esplorazione interiore, un’esploratore della mappa dell’anima. La sua ricerca della verità non era un’impresa esteriore, ma un viaggio dentro di sé, un’immersione nelle profondità dell’esperienza soggettiva. Questo approccio è la linfa vitale della nostra ossessione contemporanea per la psicologia, il benessere mentale e la crescita personale. L’idea che le risposte più profonde si trovino non fuori, ma dentro di noi, è il cuore pulsante dell’esistenzialismo e della nostra incessante ricerca di un significato individuale. È come se avesse tracciato la prima mappa per un territorio che noi, oggi, stiamo ancora esplorando. La libertà e il suo doppio vincolo: una scelta che ci definisce ⚖️ Il concetto agostiniano di libertà è una lama a doppio taglio. Non è solo la facoltà di scegliere, ma l’obbligo di scegliere il bene, di agire in modo razionale. In un’epoca che idolatra la libertà come assenza di vincoli, Agostino ci ricorda che la vera libertà non è la licenza, ma la disciplina. La sua visione ci sfida a riconsiderare il nostro stesso concetto di libertà, a vederla non come un diritto assoluto, ma come una responsabilità etica che ci lega al bene comune. È un’eco che risuona nei dibattiti sulla responsabilità individuale e sulla necessità di un quadro etico-giuridico che, pur essendo complesso, ci orienti verso scelte costruttive. Amore come collante sociale: l’architetto invisibile delle nostre comunità ❤️ Per Agostino, l’amore non era un sentimento passeggero, ma una forza cosmica, un principio che ordina il caos e unisce gli individui in una comunità. Questa intuizione è ancora oggi la chiave di volta della teoria sociale. La sua visione di un ordine razionale, sostenuto da una profonda solidarietà, è la base su cui si costruiscono le nostre utopie e i nostri tentativi di società giusta. L’amore agostiniano è l’architetto invisibile che, silenziosamente, tiene insieme le fondamenta del nostro vivere civile, un richiamo costante all’importanza dei legami e della coesione per il benessere collettivo. La legge e lo spirito: il cuore pulsante della giustizia 📖 Agostino ha saputo guardare oltre la mera lettera della legge, distinguendo lo spirito dalla forma. Per lui, la giustizia non era un mero insieme di regole, ma un principio superiore che doveva animare le norme umane. Questa distinzione è un pilastro della giurisprudenza moderna. Ci insegna che una legge, per essere giusta, non può essere solo un’arida formalità, ma deve essere pervasa da un senso etico che ne guidi l’interpretazione e l’applicazione. È un monito per i giuristi di oggi, che ogni giorno si confrontano con la sfida di bilanciare la rigidità della legge con la flessibilità dell’equità. In sintesi, il legame è di carattere spirituale e di appartenenza, con Papa Leone XIV che porta nella guida della Chiesa l’eredità di Sant’Agostino, vissuta e incarnata nella sua vita di frate agostiniano. Ecco i punti chiave di questo legame: Provenienza dall’Ordine Agostiniano:Papa Leone XIV è il primo papa ad appartenere all’Ordine di Sant’Agostino, noto anche come Agostiniani. Citazione del proprio legame:Fin dal suo primo discorso, il Papa ha affermato di essere un “figlio di Sant’Agostino”, manifestando il suo radicamento nella tradizione agostiniana. Sviluppo spirituale:L’appartenenza all’Ordine Agostiniano ha formato la sua spiritualità, incentrata sull’interiorità, la sete di verità, la misericordia, il dialogo e la crescita attraverso l’amicizia. Riferimento alla Regola di Sant’Agostino:La Regola di Sant’Agostino, che promuove la vita comunitaria fondata sull’amore e la condivisione, è un principio guida per gli agostiniani e per il Papa stesso. Valori promossi:Leone XIV ripropone i valori agostiniani come l’importanza dell’amicizia per la ricerca della verità e la costruzione di comunità. L’eredità di Agostino nel pensiero contemporaneo Dalla concretezza all’interiorità: Agostino ha posto un forte accento sull’interiorità e sull’esperienza
Papa Francesco: un Pastore vicino a noi

Momento di preghiera: «L’eredità di Papa Francesco» Mercoledì 30 aprile 2025 · ore 20.30 Quando pensiamo a Papa Francesco, ci vengono in mente tanti gesti e parole che ci hanno toccato il cuore. Fin dall’inizio del suo pontificato, ci ha mostrato un modo diverso di essere Chiesa, un modo più vicino e umile. Molti suoi gesti non sono stati solo simbolici, ma modi concreti per dirci che la Chiesa deve essere povera e attenta ai bisogni di tutti. Papa Francesco non si è mai stancato di ripeterci che dobbiamo guardare prima di tutto agli ultimi: chi non ha una casa, chi cerca lavoro, chi è costretto a lasciare la propria terra. Ci ha spronato, come comunità cristiana, a non essere un’istituzione distante, ma una casa aperta e accogliente, capace di abbracciare la povertà e di mettersi al servizio. Ci ha ricordato che la nostra fede deve spingerci a costruire un futuro di pace e giustizia, non a cercare potere o prestigio. E come dimenticare la sua profonda attenzione per il nostro pianeta? Ci ha invitato tutti a prenderci cura della nostra casa comune, a essere responsabili verso l’ambiente e a promuovere una sostenibilità che sia davvero per tutti. Quando ci siamo ritrovati per confrontarci sulle sue parole, su quegli incoraggiamenti che Francesco non ha mai smesso di rivolgerci, è stato un momento davvero speciale. Parlare tra noi di cosa significava per ciascuno di noi tutto questo, è stato un incontro arricchente. Per molti, Papa Francesco non è stato solo il “Papa”, ma quasi un parroco di comunità, una guida vicina e comprensiva. Personalmente, mi ha colpito la sua umiltà e la sua determinazione nel cercare sempre la verità, nel mettersi a disposizione di chi ne aveva più bisogno. E il perdono e la speranza, temi a lui tanto cari, sono stati un faro per tutti noi. Rita, Elena Daniele