Fame, pane, corpo: in Cristo il nostro poco basta per tutti

22 giugno 2025 Corpus Domini La solennità di oggi ci porta all’attenzione tre parole molto concrete: Fame, Pane e Corpo. # Fame Sensazione che tutti proviamo, oggi meno di un tempo e qui meno che in altre zone del mondo. Tuttavia, la fame ci riconsegna un dato fondamentale della nostra vita: che abbiamo bisogno di nutrirci, di andare in cerca di cose che possano alimentare la nostra vita. C’è la fame di cibo, quella per cui i discepoli si preoccupano, ma il fatto stesso che ci siano uomini e donne disposti ad andare da Gesù in una zona deserta per sentir parlare del Regno di Dio e per ricevere guarigione ci dice che ci sono anche altre fami: potremmo chiederci oggi: “di che cosa ho fame?” Di affetto, di stima, di considerazione, di sentirmi utile, di qualcuno che mi ascolti… È importante capire quale fame ci abita, perché questa ci spinge a muoverci, come le folle si muovono per andare dietro a Gesù. # Pane Il pane che Gesù dà alle folle è un pane strano: sono solo 5 pagnotte per 5.000 uomini, cioè poco più di una briciola a ciascuno, eppure succede l’impensabile: basta per tutti, ne mangiano a sazietà e ne avanzano pure dodici ceste! Questo pane moltiplicato però Gesù non ce l’aveva in tasca, era dei discepoli che glielo hanno messo a disposizione. Potremmo dire, paradossalmente, che se i discepoli non avessero accettato di mettere a disposizione di Gesù quei cinque pani e quei due pesciolini il miracolo non sarebbe accaduto. E questo parla a noi: potremmo sentirci impotenti di fronte al mondo che crolla, alla fame nel mondo, alla guerra, alle divisioni nelle famiglie: in fondo è così poco quello che possiamo mettere. Eppure, il vangelo di oggi ci dice che quel poco che possiamo fare, messo nelle mani di Gesù, può diventare tantissimo. Le briciole di bene che abbiamo si possono moltiplicare e diventare cibo a sufficienza per sostenere la nostra vita e quella degli altri, però a due condizioni: che non le teniamo per noi, ma che accettiamo di condividerle, e che le mettiamo con fede nelle mani di Gesù # Corpo Il terzo elemento è il corpo: la nostra fede ci dice che il pane che spezziamo nell’Eucarestia è il corpo di Gesù. Il corpo è il luogo dove abitiamo per tutta la nostra vita: non possiamo dire di aver fatto niente o di essere qualcuno senza il nostro corpo. Viviamo in questo mondo un’esistenza corporea. Il corpo è quindi per ogni uomo (e quindi anche per Gesù) il compendio della sua vita. Quando pensiamo al “corpo di Gesù” presente nell’eucarestia dobbiamo pensare alla somma dei suoi gesti, dei suoi atteggiamenti, dei suoi pensieri, delle sue scelte, della sua fede incrollabile nel Padre, fino alla scelta di donare totalmente la sua vita per noi. Dall’inizio dell’essere umano sulla terra, secondo un recente studio, su questo pianeta hanno vissuto ben 100 miliardi di esseri umani. Che differenza potrà mai fare un solo di questi esseri umani? Meno di zero. Eppure, noi crediamo che con la storia di Gesù di Nazareth la storia sia cambiata, al punto tale che continuiamo a perpetuare la memoria viva del suo gesto di amore spezzando il pane e ripetendo le sue parole. Poco quindi, poco pane, poche forze di un solo essere umano, nelle mani di Dio può diventare tanto, tantissimo. Dal nulla il Signore può trarre il cibo per le moltitudini. Ma non può farlo da solo: ha bisogno che accettiamo di donargli il nostro niente. Quale fame, oggi mi muove? Quale cibo cerco? Cos’è quel poco che posso mettere in gioco per il bene di chi mi sta accanto? Ho fede che nutrendomi alla mensa del corpo del Signore questo suo dono d’amore possa trasformarmi continuamente? don Riccardo domenica 22 Giugno 2025 SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO – SOLENNITÀ
«Voi stessi date loro da mangiare»

Corpus Domini Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. 22 giugno 2025 Per Gesù, vita spirituale e vita materiale non si separano, anzi si integrano e la responsabilità di questa integrazione appartiene ad ogni fratello e sorella che ha incontrato Gesù di Nazareth nell’itinerario della propria esistenza. Uno di questi tanti fratelli che ha trovato il nazzareno si chiama Helder Camara. Quando io do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo.Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista” diceva mons. Hélder Câmara, e proprio per questa sua frase è stato definito il “Vescovo rosso”. Câmara è stato uno dei vescovi latinoamericani più amati, grazie alla sua passione per una Chiesa povera e dei poveri, alla sua attenzione per le persone e alla sua fede incarnata. Il ritratto di un pastore che può essere certamente considerato un precursore di Papa Francesco. Richiamava mons. Hélder Câmara: ‘Quando il tuo battello comincerà a mettere radici nell’immobilità del molo – prendi il largo! Parti!’. Nato nel 1909 e morto il 27 agosto 1999, Câmara ha speso la sua vita per aiutare in modo concreto le persone bisognose, dando il massimo impegno per rendere la Chiesa più fedele a quella di Gesù: “Una Chiesa povera per i poveri”, diceva lui, anticipando di qualche anno il messaggio che divulgava quotidianamente Bergoglio. Nel 1964 – anno del golpe che instaura il regime militare in Brasile – Câmara viene nominato arcivescovo di Recife, capitale del Pernambuco, nel Nord-Est, la regione più povera del Paese. Il giorno dell’ingresso ufficiale, il nuovo arcivescovo non vuole essere accolto dentro la cattedrale, ma sulla piazza, in mezzo alla gente. Negli anni successivi l’impegno di mons. Hélder a servizio dei più deboli continuerà senza sosta, con prese di posizione coraggiose che lo renderanno famoso in tutto il mondo. Una frase riassume efficacemente il senso profondamente evangelico delle sue battaglie: “La rivoluzione sociale di cui il mondo ha bisogno non è un colpo di Stato, non è una guerra. È una trasformazione profonda e radicale che suppone Grazia divina”. Un altro tratto che avvicina Câmara a Papa Francesco è lo stile di sobrietà e la distanza da quella mondanità che molte volte Bergoglio ha indicato come uno dei mali della Chiesa attuale. Certo, assumere questo atteggiamento, soprattutto a favore e per i poveri, può creare dei fastidi a chi, invece, vorrebbe mantenere lo status quo. Ce ne chi vuole un’attenzione al povero ma solo e semplicemente in chiave assistenziale non mettendo in discussione il sistema globale che crea ingiustizie. Per Câmara il cristiano “non è un uomo migliore degli altri, ma ha più responsabilità degli altri, perché aver incontrato il Cristo è la massima responsabilità”. Una responsabilità che deve portare, come scrive in una sua bella poesia, “Oltre te stesso. Sei vestito di te da ogni parte. Per liberarti da te stesso, lancia un ponte sopra l’abisso della solitudine che il tuo egoismo ha scavato. Cerca di vedere oltre te stesso. Tenta di ascoltare qualcuno e, soprattutto, tenta lo sforzo di amare, invece, semplicemente di amarti… se vuoi essere, allora – perdonami – prima di tutto devi sbarazzarti della gran voglia di possedere che talmente ti riempie dalla testa ai piedi da non lasciare più posto per te e tanto meno per Dio”. don Alex domenica 22 Giugno 2025SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO – SOLENNITÀ NOTE BIBLIOGRAFICHE Fonte: Dire-Agenzia di stampa nazionale Papa Francesco ricorda mons. Câmara, il ‘vescovo rosso’ROMA – “Quando io do Pubblicato:16-05-2016 18:37Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:44Autore: Michele Bollino #pane, #HélderCâmara, #PapaFrancesco, #moltiplicazionePaniPesci,
S. Antonio a Orgnese: un capitello benedetto, un legame che dura

Benedizione del capitello di Sant’Antonio a Orgnese Nella nostra piccola comunità, sono proprio i piccoli gesti a contare davvero e ad assumere un significato profondo: un semplice campanile, un piccolo capitello come il nostro, o anche solo un angolo della nostra campagna che custodisce tanti ricordi, magari legati alle fatiche e alla vita contadina di un tempo… questi luoghi apparentemente umili hanno in realtà un valore immenso per tutti noi. Sono come dei punti fermi che ci legano al passato e alle nostre radici. Una cosa che ci colpisce sempre è che ci sono tante persone, che magari non vanno spesso in chiesa, non praticano nel modo tradizionale, eppure hanno una fede sincera, a modo loro. È una fede che si manifesta nella vita di tutti i giorni. Per questo, vedere un capitello di campagna mantenuto con cura e in ordine è un segno bellissimo! Ci fa capire subito che dietro c’è il cuore di tante persone che ci tengono davvero, che dedicano il loro tempo prezioso e gratuito a qualcosa che sentono importante. È un gesto di cura che parla da sé. Alcune immagini della Benedizione di sabato 14 giugno, alle ore 11; a seguire un momento conviviale presso il Circolo Ricreativo Orgnese. La comunità di Orgnese
Associazione “W.O.R.K.” – Street Boys’ Project

La nostra comunità, la vostra generosità Durante la Quaresima, le nostre comunità hanno dimostrato ancora una volta un grande cuore. Grazie alle vostre donazioni, è stata raccolta la notevole somma di 961,49 euro a favore dell’associazione WORK per i progetti in Kenya. Una parte di questi fondi proviene dalle tradizionali elemosine quaresimali, mentre altre donazioni sono state fatte in memoria dei nostri cari defunti, a testimonianza di una generosità che va oltre ogni aspettativa. Grazie! «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Matteo 25,40 L’associazione WORK, che da anni supporta numerosi progetti, ha recentemente avviato lo “Street Boys’ Project” che presentiamo di seguito. Street Boys’ Project Accogliere gli ultimi: la buona novella di una seconda opportunità Una nuova vita lontano dalla strada Sei mesi fa, abbiamo avuto il piacere di ritrovare il nostro gruppo di ragazzi di strada. Li avevamo visti l’ultima volta quando erano arrivati in cerca di aiuto a casa della nostra collega, Eunice Rapando. Erano stati abbandonati e maltrattati, costretti a vivere in strada, vestiti di stracci, affamati e senza nulla. Grazie alla generosità dei nostri donatori, siamo riusciti a dare a Eunice i fondi necessari per farli ripartire. Li ha vestiti, ha comprato materassi e coperte, e ha provveduto al cibo per i mesi successivi. Ma la vera svolta è stata quando Eunice ha offerto loro un rifugio in campagna, in una sua proprietà lontana dal caos di Kakamega. Un Rifugio Trasformato in Fattoria Questo luogo è un’ampia area recintata, gestita come una piccola fattoria da un giovane che vive lì. La casa è semplice, con tre stanze che fungono da soggiorno, cucina e dormitorio, mentre bagni e lavanderia si trovano in un edificio separato. L’ambiente è sereno, e i ragazzi si sono adattati subito. Non lontano da lì c’è una scuola elementare che frequentano tutti i giorni. La maggior parte di loro è in sesta, il che significa che hanno ancora un paio d’anni per decidere il loro futuro. Gli insegnanti sono contenti dei loro progressi. Quando tornano a casa, ognuno ha dei compiti: pulire, cucinare, o aiutare con i lavori all’aperto, come zappare l’orto o occuparsi degli animali. Questo è un ambiente ideale per loro, molto diverso dalla vita precaria che vivevano per le strade di Kakamega, dove ogni giorno era una lotta per la sopravvivenza. Crescere e Imparare La fattoria è piena di vita: tre mucche, maiali (un verro, tre scrofe e tanti maialini), galline, oche e, su richiesta dei ragazzi, anche dei conigli. Non mancano i cani da guardia. Raphael, uno dei figli di Eunice, si è affezionato molto ai ragazzi e passa spesso del tempo con loro, aiutandoli a sentirsi una vera famiglia. Gli ho chiesto di spronarli a cogliere al massimo questa opportunità. Noi possiamo aiutarli a trovare i fondi per i vestiti, il cibo e un alloggio, e in futuro anche per l’istruzione e la formazione professionale. Ma la responsabilità finale è loro. Devono imparare a crescere, a diventare indipendenti e a sfruttare al meglio questa chance che la vita gli ha offerto, un’opportunità che le loro difficili storie familiari gli avevano negato. Alcune foto… Mary-Jane e don Adrian «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa». Isaia 43,18-19 Web site: www.work-kenya.orgCharity Number: 1119959 Per informazioni a Fanna e Cavasso rivolgersi a don Adrian Toffolo #WORKKenya, #Beneficenza, #Solidarietà, #Africa, #Kenya, #Kenyarurale, #Aiutiumanitari, #Bambini, #Orfani, #Donne, #Vedove, #fareladifferenza, #insiemepossiamo, #donazione, #sostienici, #UnPiccoloGesto, #Solidarietà, #CondividiIlBene, #UnMondoMigliore, #StreetBoys’Project
La Via si fa Preghiera

Dal Santuario, lungo la Via di San Cristoforo Il nostro cammino ha avuto inizio in un luogo che è già un punto di arrivo: il Santuario di Madonna di Strada. Un crocevia benedetto, dove da secoli strade e vie si incontrano, portando i passi e le preghiere di innumerevoli pellegrini. Qui, anche un silenzio può farsi preghiera. Da questa strada maestra della fede, abbiamo intrapreso una tappa speciale: la Via di San Cristoforo. Non si è trattato solo di percorrere un sentiero tra i Magredi e il fiume Cellina, ma di un vero e proprio abbraccio alla Creazione. Ogni fiore selvatico sbocciato a lato del percorso ci ha riportato la bellezza delle piccole cose, ricordandoci che la meraviglia è ovunque. Questo cammino, parte del Cammino Giubilare della Concordia, è stato un invito a rallentare il passo, a riscoprire la lentezza che ci permette di sentire sempre più l’affidamento, passo dopo passo. È stata l’opportunità di purificare lo sguardo, di ritrovare quella fede semplice e profonda che dimora nei nostri cuori. Il vero incontro, però, si è rivelato nell’accoglienza e nella fraternità autentica delle comunità incontrate, ricordandoci che non siamo mai soli. Siamo un’unica Chiesa viva, che cammina insieme. In mezzo alla natura, abbiamo trovato una strada per ritrovare noi stessi, una rinascita che ci svela la vera direzione del nostro cuore. Una Via che ci Chiama… Ringraziamo Chiara Aviani per le informazioni e le foto
Comunità e memoria, con gli alpini e gli anziani a Cavasso

Un’adunata che unisce Santa Messa con gli Alpini di Cavasso Nuovo alla Casa di riposo Un momento speciale vissuto a Cavasso Nuovo, un esempio bellissimo di come la nostra comunità parrocchiale celebri insieme ai gruppi del paese.Nel mese di maggio, il Gruppo Alpini di Cavasso Nuovo si è riunito per la loro tradizionale adunata. Quest’anno, la Santa Messa è stata celebrata in un luogo davvero significativo: il cortile della casa di riposo. È stato commovente vedere tutti riunirsi lì per la celebrazione. Don Dario ha officiato la Messa, il coro di Cavasso con i suoi canti, e persino un’ospite della casa di riposo ha collaborato nelle letture della Santa Messa, un vero segno di unità e partecipazione. Un momento particolarmente toccante è stata la preghiera dell’Alpino, recitata con la musica in sottofondo della Filarmonica di Maniago. Dopo la Messa, tutti si sono spostati in corteo, con le vie addobbate a festa, fino a Piazza Plebiscito, dove hanno onorato i caduti con l’alzabandiera e la deposizione di una corona. Sono seguiti i discorsi delle autorità e in particolare del Capogruppo degli Alpini di Cavasso, Fulvio Zambon, che hanno sottolineato l’importanza della memoria e della solidarietà.Infine, tutti hanno concluso la giornata con un momento conviviale nella sede degli Alpini. È stato un bellissimo esempio di come la fede, la comunità e la memoria si uniscano. Un ringraziamento speciale va agli ospiti e ai collaboratori della Residenza “Le Betulle” per la loro accoglienza. Si ringrazia il Gruppo Alpini di Cavasso Nuovo per la collaborazione per i testi e le foto La Preghiera dell’Alpino Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai,su ogni balza delle Alpi ove la provvidenzaci ha posto a baluardo fedele delle nostrecontrade, noi, purificati dal doverepericolosamente compiuto,eleviamo l’animo a Te, o Signore, che proteggile nostre mamme, le nostre spose,i nostri figli e fratelli lontani, eci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi.Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi,salva noi, armati come siamo di fede e di amore.Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici dellatormenta, dall’impeto della valanga,fa che il nostro piede posi sicurosulle creste vertiginose, su le diritte pareti,oltre i crepacci insidiosi,rendi forti le nostre armi contro chiunqueminacci la nostra Patria, la nostra Bandiera,la nostra millenaria civiltà cristiana.E Tu, Madre di Dio, candida più della neve,Tu che hai conosciuto e raccoltoogni sofferenza e ogni sacrificiodi tutti gli Alpini caduti,tu che conosci e raccogli ogni anelitoe ogni speranzadi tutti gli Alpini vivi ed in armi,Tu benedici e sorridi ai nostri Battaglionie ai nostri Gruppi.Così sia.
»AMATEVI« per una comunità che cura

Amare ed essere amato… Ha effetti profondi sulla salute fisica, emotiva e sulla qualità della vita, influenzando il nostro benessere e la nostra capacità di affrontare lo stress. L’amore genera benessere grazie alla produzione di endorfine, ossitocina e vasopressina, che favoriscono il rilassamento, riducono il dolore, stimolano la creatività e rafforzano il sistema immunitario. Essere amati contribuisce a una maggiore resilienza, una migliore capacità di affrontare le difficoltà e un senso di appartenenza. Effetti positivi sull’organismo Ansia e stress Riduzione dello stress e dell’ansia: L’amore, in particolare l’innamoramento, aumenta i livelli di endorfine, che agiscono come analgesici naturali e favoriscono il benessere generale. Resilienza Maggiore resilienza: L’amore aiuta a sopportare il dolore, sia fisico che emotivo, e ad affrontare meglio le sfide della vita. sistema immunitario Rafforzamento del sistema immunitario: L’amore e la vicinanza alle persone amate possono contribuire a una migliore salute fisica, rendendo il corpo più resistente alle malattie. Cuore Riduzione del rischio cardiovascolare: L’amore può avere un effetto protettivo sul cuore, riducendo il rischio di malattie cardiovascolari. Creatività e produttività Aumento della creatività e della produttività: L’amore può stimolare la mente e favorire un maggiore impegno nelle attività, aumentando la creatività e la produttività. Legami sociali Effetti positivi sull’emotività e sulla psiche: Aumento dell’autostima e della fiducia in sé. Sentirsi amati contribuisce a un’immagine positiva di sé, a una maggiore autostima e a una fiducia nelle proprie capacità. Empatia Maggiore empatia e capacità di comprendere gli altri: L’amore incondizionato favorisce la comprensione e la condivisione dei sentimenti altrui, sviluppando l’empatia. Appartenenza e connessione Senso di appartenenza e di connessione: L’amore permette di stabilire relazioni significative e di sentirsi parte di qualcosa di più grande, fornendo un senso di appartenenza. Legami sociali Rafforzamento dei legami sociali: L’amore è un fattore fondamentale per la costruzione di relazioni sane e durature, arricchendo la rete sociale e fornendo un supporto emotivo. Aumento della felicità e del benessere generale L’amore è un sentimento che nutre l’anima e contribuisce a una maggiore felicità e a un benessere psicologico generale. Amare ed essere amato sono elementi fondamentali per il benessere umano, con effetti positivi sulla salute fisica, emotiva e sulla qualità della vita. Questi sentimenti possono contribuire a una maggiore resilienza, a una migliore capacità di affrontare lo stress, a una maggiore autostima e a un senso di appartenenza. L’amore, in tutte le sue forme, arricchisce la nostra vita e ci permette di vivere in modo più pieno e appagante. don Alex NOTE BIBLIOGRAFICHE Il Gruppo Roche: Pubblicato 13 febbraio 2025; Chimica dell’amore: cosa accade nel cervello di un innamorato – ipsico Amare e sentirsi amati – Psicologi a Biella 5 set 2017 Cosa ci dice la psicologia sull’amore incondizionato? 30 giugno 2024 #amore cristiano, #comunità che cura, #comunità cristiana, # amore curativo, #accoglienza,
Papa Francesco: un Pastore vicino a noi

Momento di preghiera: «L’eredità di Papa Francesco» Mercoledì 30 aprile 2025 · ore 20.30 Quando pensiamo a Papa Francesco, ci vengono in mente tanti gesti e parole che ci hanno toccato il cuore. Fin dall’inizio del suo pontificato, ci ha mostrato un modo diverso di essere Chiesa, un modo più vicino e umile. Molti suoi gesti non sono stati solo simbolici, ma modi concreti per dirci che la Chiesa deve essere povera e attenta ai bisogni di tutti. Papa Francesco non si è mai stancato di ripeterci che dobbiamo guardare prima di tutto agli ultimi: chi non ha una casa, chi cerca lavoro, chi è costretto a lasciare la propria terra. Ci ha spronato, come comunità cristiana, a non essere un’istituzione distante, ma una casa aperta e accogliente, capace di abbracciare la povertà e di mettersi al servizio. Ci ha ricordato che la nostra fede deve spingerci a costruire un futuro di pace e giustizia, non a cercare potere o prestigio. E come dimenticare la sua profonda attenzione per il nostro pianeta? Ci ha invitato tutti a prenderci cura della nostra casa comune, a essere responsabili verso l’ambiente e a promuovere una sostenibilità che sia davvero per tutti. Quando ci siamo ritrovati per confrontarci sulle sue parole, su quegli incoraggiamenti che Francesco non ha mai smesso di rivolgerci, è stato un momento davvero speciale. Parlare tra noi di cosa significava per ciascuno di noi tutto questo, è stato un incontro arricchente. Per molti, Papa Francesco non è stato solo il “Papa”, ma quasi un parroco di comunità, una guida vicina e comprensiva. Personalmente, mi ha colpito la sua umiltà e la sua determinazione nel cercare sempre la verità, nel mettersi a disposizione di chi ne aveva più bisogno. E il perdono e la speranza, temi a lui tanto cari, sono stati un faro per tutti noi. Rita, Elena Daniele
Lunedì dell’Angelo al Santuario: fede, festa e… gratitudine

Madonna di Strada: fede che unisce, festa che accoglie Madonna di Strada: fede che unisce, festa che accoglie Anche quest’anno, il nostro Santuario di Madonna di Strada ha accolto parrocchiani e pellegrini in un abbraccio di festa e comunità. La partecipazione, come sempre, è stata molto numerosa, a testimonianza di una devozione sentita e condivisa che si rinnova nel tempo. Tante Strade per ritrovarsi Tante Strade per ritrovarsi Devozione La Santa Messa con la Processione, una tradizione che si rinnova ogni anno Convivialità La condivisione del cibo e del tempo in serenità rinsalda i legami della comunità Volontariato Tante persone a servizio del bene collettivo, una risorsa preziosa Ringraziamento La messa per benedire e la festa per dire grazie a quanti hanno collaborato La Devozione Una tradizione che si rinnova Messa e processione Anche quest'anno è stato il nostro Vescovo, Monsignor Pellegrini Giuseppe, a guidarci nella Santa Messa, insieme a don Dario, don Adrian, don Riccardo e don Alessandro. Una Strada per pregare uniti Una Strada per pregare uniti La devozione che parte da lontano Una celebrazione intensa, che ci ha avvolto nella spiritualità del luogo, dalla Santa Messa alla processione con la statua della Beata Vergine, insieme ai fedeli abbiamo percorso quel cammino che sembrava abbracciare l’intero parco del Santuario, accompagnati dalle nostre preghiere all’unisono. È un’occasione che sentiamo nel cuore, un momento prezioso per ritrovarci, per pregare insieme e di affidarci a Maria, che ci illumina e guida ogni nostro passo. Non è un caso che questa chiesa sia un punto di riferimento per così tante comunità: da secoli, i pellegrini arrivano qui per cercare conforto e per rinnovare la propria fede. Il Il Lunedì dell’Angelo, c’era qualcosa di più… Non eravamo solo noi, i nostri due paesi di Fanna e Cavasso, ma gente da ogni dove, come figli che tornano a casa dalla Madre, ognuno con un desiderio e una preghiera. E la processione, immersa nella bellezza del nostro paesaggio, è stata ancora più toccante, le abbiamo vissute con un’emozione profonda, sapendo che era appena giunta la notizia della morte di Papa Francesco. Lidia, Novella, Michela; foto Michela Francescon Convivialità è già comunità La giornata quest'anno è stata davvero speciale. Non solo una festa in serenità per tutti, ma anche una vera e propria esperienza di quanto sia bello e importante mettersi a disposizione per gli altri. Abbiamo raccolto tante voci, tanti sorrisi e soprattutto tanta voglia di fare. La Festa Buon cibo, bella compagnia e tempo di relax insieme Il Volontariato, un servizio di valoreC’è chi lo chiama “dare una mano”, chi “occupare il tempo libero”, ma il significato è sempre lo stesso: stare insieme, in buona compagnia, per un fine comune. È incredibile come il lavorare fianco a fianco non solo porti a grandi risultati, ma crei anche tanti momenti di festa. E poi, diciamocelo, è un’occasione unica per far conoscere a chi viene da fuori le bellezze del nostro paese e il cuore grande dei nostri volontari!Abbiamo visto cuochi ai fornelli, chi serviva ai tavoli con un sorriso, chi si occupava dei giochi per i più piccoli, chi dirigeva il traffico, chi si dedicava alle pulizie… Insomma, ogni singolo contributo è stato prezioso. È stato bellissimo vedere come ognuno, con il proprio sapere e la propria passione, abbia messo a disposizione un pezzetto di sé per la riuscita della festa. E la soddisfazione nel vedere la gioia negli occhi di chi apprezzava quello che facevamo, credeteci, ripaga di ogni fatica! Una Strada per stare bene insieme Una Strada per stare bene insieme Un seme per il futuro: coinvolgere i giovaniIl nostro Santuario di Madonna di Strada, è un bene di tutti, e come tale va custodito e valorizzato. È la nostra storia, la nostra tradizione. Per questo, è fondamentale cercare di coinvolgere i nostri giovani. Accogliere le loro idee, ascoltare le loro proposte, farli innamorare del volontariato. Solo così potremo costruire una comunità ancora più forte, dove il senso di appartenenza e la voglia di fare del bene siano sempre vivi.È stato emozionante vedere volontari da Fanna, Cavasso e dai paesi vicini unire le forze con noi, dimostrando che quando c’è un obiettivo comune, le distanze si annullano e l’armonia vince. Condividere questi momenti, collaborare in un gruppo così eterogeneo, è la vera ricchezza. Mettere a disposizione il proprio tempo, gratuitamente, per qualcosa di così costruttivo è un dono che torna indietro moltiplicato.Grazie di cuore a tutti coloro che hanno reso questa giornata indimenticabile. È stata una festa di comunità, di unione e di tanta, tanta dedizione. Speriamo di averne tante altre così! Gianni, Maurizio, Salvatore, Daniele, Fabiano e Marco; foto di Laura Andrean e Zeudi Piovesana Una Strada per servire Una Strada per servire Il Valore del “noi insieme” Capita, a volte, di non avere molto tempo da dedicare, ma ci sono occasioni che proprio non si vogliono mancare. Il Lunedì dell’Angelo è una di quelle! È sempre un piacere dare una mano in questa giornata speciale, vedere come tutti si rimboccano le maniche e collaborano, anche con volti nuovi che magari non fanno parte del gruppo di sempre. Certo, non mancano mai i piccoli intoppi, ma ogni anno si cerca di imparare e migliorare.È bello osservare l’impegno di ciascuno per la buona riuscita della festa e poi, alla fine, percepire la soddisfazione generale quando ci si accorge che i nostri “ospiti” hanno davvero trascorso una bella giornata insieme. Non è mai semplice organizzare, ma si nota sempre come ognuno dia il massimo. E poi, sentire i commenti positivi delle persone che dicono di aver passato una bella giornata in compagnia è una gratificazione enorme.Ci si sente utili per la comunità, anche se il tempo dedicato è poco. Ma la gioia più grande è vedere il prossimo unito e partecipe per il bene di tutti. Ogni piccolo contributo, si spera, serva a rendere la nostra comunità sempre più forte. Questa festa ha dimostrato, ancora una volta, che quando siamo uniti possiamo raggiungere qualsiasi traguardo.È stata una bellissima occasione, non solo per celebrare il
«Stabat Mater» Concerto a Fanna

Concerto meditativo STABAT MATER: un’emozionante serata Note intense Venerdì 11 aprile 2025, la Chiesa di San Martino a Fanna ha risuonato delle note intense e coinvolgenti del concerto meditativo «STABAT MATER», eseguito dalla Corale Maniaghese, sotto la direzione della Mª Cristina Del Tin, con l’accompagnamento all’organo del Mº Arno Barzan. Repertorio sacro La serata è stata un percorso emozionale e spirituale, con un repertorio di brani sacri molto toccanti. La scaletta ha incluso capolavori della musica classica come l’Ave verum di Mozart, il Tenebre facte sunt di Haydn, il Pie Jesu di Faurè, lo Stabat Mater di Rheinberger, il Justorum Anime di Salieri, l’Agnus Dei di Bizet e Esaltiam l’agnel che morì di Haendel. Musica & arte A rendere l’atmosfera ancora più suggestiva, sono state proiettate delle slide con celebri opere d’arte sacra, in sintonia con i temi musicali. Tra le immagini che hanno accompagnato l’ascolto, spiccavano la Pietà di Michelangelo, il Cristo velato di Sanmartino, la Crocefissione di Giotto e Esaltiam l’Agnel di Van Eyck. Grazie a tutti Un ringraziamento di cuore a tutti coloro che hanno partecipato, contribuendo a rendere questo evento un momento speciale di comunione e bellezza. Risonanze… È stato davvero gratificante vedere una così calorosa e numerosa accoglienza per il nostro concerto meditativo. L’obiettivo era accompagnare il pubblico in un percorso di raccoglimento tramite musica, immagini e parole, e l’affluenza ci ha riempiti di gioia. Eseguire brani come lo Stabat Mater è stato particolarmente emozionante. Ci eravamo dedicati con grande impegno alla sua preparazione, e questa era solo la seconda volta che lo presentavamo al pubblico. Una delle nostre maggiori aspirazioni era riuscire a trasmettere tutta la sua struggente bellezza. Spero vivamente che l’emozione che abbiamo provato sul palco sia giunta a tutti coloro che hanno partecipato alla serata. Ambra Il concerto è stato un’esperienza toccante attraverso brani sacri, scelti con cura per la loro forte risonanza con il periodo quaresimale. Ogni nota, ogni melodia ha evocato in ognuno di noi un’emozione unica e personale. La musica ha il potere di trasformare ogni istante in un’opportunità di meditazione profonda, permettendoci di interiorizzare i sentimenti del momento. Ciascuno di noi, con la propria sensibilità unica, reagisce in modo diverso alle melodie, alle armonie e ai ritmi, trovando risonanze personali che scatenano riflessioni e emozioni perfette per l’attimo che stiamo vivendo. È come se la musica facesse da specchio, riflettendo e amplificando ciò che già esiste dentro di noi, aiutandoci a riconoscerlo e ad elaborarlo. Margherita Si ringraziano per le foto: Claudio Maiorana e don Dario Donei