Se un segno può cambiare il mondo…

NOTIZIE DALLE PARROCCHIE E DAL TERRITORIO

Quando guardiamo la croce, cosa vediamo davvero? Cosa sentiamo dentro di noi tracciando questo segno?
Sono solo due linee che si incrociano per riscrivere la storia… o è il luogo dove il dolore si trasforma in amore, un passaggio che fa della fine un nuovo inizio?

ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

  • La festa di oggi ci richiama a un segno familiare a noi cristiani, e non solo, quello della croce:
    • Lo si vede nelle chiese, nelle case, nelle scuole e negli esercizi pubblici, e per questo diventa un segno identitario e fonte di occasionali polemiche.
    • Chi ha un minimo di formazione religiosa ha imparato a tracciarlo su di sé, e per questo è segno di devozione, ma anche di scaramanzia.
    • È un simbolo talmente semplice (solo due linee incrociate) e allo stesso tempo così diffuso e ricco di storia da essere entrato persino nel panorama estetico di chi della fede in Gesù forse non ha neanche mai sentito parlare: tatuaggi, braccialetti, orecchini… la croce per qualcuno è addirittura un segno di…stile?
  • Tutto questo a pensarci bene è molto strano, se pensiamo che la croce nel suo significato originale era uno strumento di tortura: un segno di morte.

Per gli antichi infatti la morte in croce era considerata una pena tra le più orribili e infamanti, al punto che persino i primi cristiani avevano difficoltà a rappresentare Gesù come crocifisso

Forse se ci riappropriassimo di questo significato non useremmo questo segno così alla leggera.

  • Ma allora, perché per noi cristiani questo è diventato un segno così importante da diventare rappresentativo della nostra fede?

La Parola di Dio di oggi ci dà due motivi:

  • Innanzitutto, perché per noi la croce è un segno del fatto che Dio sa trasformare la morte in vita.

Nella prima lettura, dal libro dei Numeri, abbiamo sentito di un episodio particolare: il popolo di Israele, in cammino nel deserto, viene minacciato dai serpenti velenosi. Dio ascolta la loro preghiera, e li salva attraverso una mediazione: per guarire chiede loro di guardare all’immagine del serpente, cioè della cosa stessa che li stava uccidendo.

Questo ci dice una cosa importante: Dio può salvare dalla morte trasformando la morte stessa in un’occasione di vita.

Noi saremmo propensi a scappare da ciò che ci fa male, ma Dio ci dice che anche quando non si può scappare c’è un modo per stare dentro il male e trovare una via di bene: e questo non accade gratis, come per magia, e neanche perché siamo particolarmente bravi.

Accade quando siamo disposti a fare un atto di fede: guardare al serpente, accogliere il male con fede.

Accogliere il male che c’è nella nostra vita riponendo la nostra fede nel fatto che c’è Qualcuno di più grande del male che viviamo, qualcuno che può donare la vita a chi crede in lui: questo ci salva.

E questo è un primo significato del segno della croce di Gesù.

  • Poi c’è un secondo significato: la croce a Gesù non capita per sbaglio, per fatalità, per sfortuna.

La croce di Gesù è frutto di una sua libera scelta: Gesù si è impegnato per il bene, per fare la volontà del Padre, anche a costo di andare incontro all’odio degli uomini.

Ha scelto, come ci dice il bellissimo Inno della Lettera ai Filippesi che abbiamo ascoltato come seconda lettura, di rinunciare a vivere il suo essere Dio come un privilegio egoistico per abbassarsi fino a noi, spogliandosi di tutto, facendosi simile a noi, anzi, facendosi nostro servo.

E questo l’ha portato a dover affrontare la croce.

La croce, dunque, ci ricorda il fatto che Gesù ha donato generosamente la sua vita per noi, amandoci fino in fondo.

La croce è segno di una scelta, una scelta d’amore: “Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”.

  • Questa scelta la ricordiamo ogni volta che facciamo eucarestia:
    • Quando il sacerdote fa riecheggiare le parole di Gesù: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue, … che è per voi!
    • Quando insieme acclamiamo: annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta.
  • Oggi guardiamo dunque alla croce di Cristo, non solo come un segno culturale o identitario, non solo come un segno genericamente religioso o come un segno estetico, ma come un segno vivo, che ci aiuta a fare memoria.

Potremmo dire che la croce di Gesù è proprio un promemoria:

  • Promemoria dell’amore di Dio per noi, che ha offerto sé stesso
  • Promemoria del fatto che le prove e le difficoltà che viviamo possono aprirsi alla speranza se le viviamo con fede
  • In questa settimana proviamo dunque a ricordarci questi due significati, facciamolo ogni volta che vediamo il crocifisso, sostando in preghiera di fronte all’immagine di Gesù crocifisso.

Facciamolo ogni volta che tracciamo questo segno su di noi, insieme ad altri o nell’intimità delle nostre stanze.

Perché ogni giorno della nostra vita possiamo vivere annunciando la morte del Signore, proclamando la sua risurrezione, nell’attesa della sua venuta.

don Riccardo Mior

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