7 giugno 2025, ordinazione di don Riccardo Mior
L'abbraccio che mi ha scelto...
... Scelto per amare: il mistero che mi precede
Ci sono momenti nella vita che non sono facili da descrivere.
Ci sono giorni che sono diversi da tutti gli altri giorni.
Giorni che per quanto a lungo e con attenzione siano attesi e preparati senti che in fondo restano indescrivibili, perché sono giorni di passaggio, giorni che ti cambiano la vita.
Personalmente il 7 giugno 2025 è stato uno di questi giorni, perché è il giorno in cui sono diventato prete.
Il cammino di formazione per i preti della nostra diocesi dura circa sette anni: un tempo lungo, fatto di tante esperienze, incontri, soste e ripartenze. Un cammino che mi ha permesso di scendere in profondità in me stesso e di uscire incontro agli altri e, in entrambi questi movimenti, conoscere qualcosa di più di Gesù e della sua Chiesa fino a decidere che quello che di più bello potevo fare della mia vita era metterla al servizio del Signore e dei fratelli.
Un cammino che mi ha portato, un po’ inaspettatamente, anche a incontrare voi, comunità cristiane di Fanna e Cavasso Nuovo.
È stato bello vedervi presenti a Concordia, in quella calda giornata di giugno, perché vi ho sentiti vicini in quello che per me e per il mio confratello e compagno di strada don Marco Puiatti costituiva il coronamento del percorso di formazione.
Di tutti i sette sacramenti forse quello dell’Ordine Sacro è tra quelli che si vedono più raramente, eppure credo che questa celebrazione sia particolarmente bella, perché trasmette un senso forte di Chiesa: c’è il vescovo, e attorno a lui i preti e i diaconi, c’è tanta gente da diverse comunità, ci sono i canti, ci sono gesti e parole dal significato profondo.
Gesti che parlano di una scelta di vita, fatta di impegno personale ma anche di consegna nelle mani di Dio, come l’emissione delle promesse e la prostrazione a terra degli ordinandi mentre tutta l’assemblea invoca su loro la protezione e l’aiuto dei santi.
Gesti che parlano anche della trasmissione di un “ministero” (cioè di un compito, di un servizio) che passa di pastore in pastore fin dalle origini della Chiesa, a partire dagli apostoli e da Gesù stesso: l’imposizione delle mani – prima del solo vescovo, poi di tutti i preti presenti – sul capo degli ordinandi, la grande preghiera di ordinazione (che ripercorre tutti i grandi passaggi della storia del Popolo di Dio, da Mosè, al Tempio fino a Gesù e agli apostoli), fino alla consegna del calice e della patena, l’unzione delle mani con il crisma profumato, la vestizione con gli abiti sacerdotali e l’abbraccio di pace con il vescovo e con tutti gli altri preti.
La sensazione forte e bella che ho vissuto è stata quella di essere inserito in una storia che mi precede e che mi supera, una storia in cui non sono io in primo luogo a fare delle cose, ma in cui scelgo di “lasciarmi fare”, modellare, ispirare dalla Parola e dal sacramento che ho ricevuto.
Una parola forte, come quella di Gesù che nell’Ultima Cena dice ai suoi discepoli: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portate frutto e il vostro frutto rimanga […]. Questo vi comando, che vi amiate gli uni gli altri».
In questo passo, che don Marco e io abbiamo scelto fosse proclamato in questo giorno, Gesù rende manifesto il suo amore per i suoi e chiede loro di ricambiarlo, come possono, rimanendo nel suo amore e amandosi gli uni gli altri come lui li ha amati per primo. È sia una dichiarazione di affetto che la consegna di un compito, di un servizio, di una missione: quella di abitare il mondo con lo stile dell’amore reciproco, sull’esempio di Cristo stesso.
Questa è la missione di ogni battezzato e della Chiesa tutta, ma la sento particolarmente rivolta a noi preti, chiamati a ripetere le parole e i gesti di Gesù per le nostre comunità. A questo proposito mi risuona nel cuore l’invito che il vescovo, secondo il rito, ripete a ciascuno dei preti appena ordinati mettendo nelle loro mani il calice e la patena con cui celebreranno l’eucarestia: «Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero di Cristo Signore».
Don Riccardo Mior



